Testimonianza per Grigore Vieru


Sono forse l’unico italiano ad essere membro dell’ „Unione Scrittori della Moldavia”. Titolo riconosciutomi da amici che hanno dato troppa importanza alla mia passione per la poesia bessarabiana contemporanea ed al mio piccolo sforzo di far conoscere meglio, in Italia, i poeti della generazione del „Terzo occhio” che ha avuto inizio con i versi di Nocolae Dabija, e rappresentata da affascinanti poeti, tra cui gli altri amici Iulian Filip, Vasile Romanciuc e così via...
Loro, insieme all’accademico Mihai Cimpoi hanno voluto che fossi accomunato idealmente alle sorti della letteratura nazionale moldava con questo riconoscimento, ricevuto l’11 dicembre 2001, presso il Centre des Lettres et Sciences Humaines dell’Università di Aix – Marseille I (F.), alla presenza dei poeti menzionati, con gli auspici del presidente Mihai Cimpoi, per mano di Valeriu Rusu, ahimè, scomparso anche lui recentemente. Per questa e tante altre ragioni, come quella di essere stato più volte in Chişinău per motivi ufficialmente culturali o quella di essermi occupato di Grigore Vieru sulla rivista „Pagine lepine”, su Memoria presente. Letteratura, metodi e divagazioni per una festa di cultura. Con quattro poeti di Bessarabia e Antologia (Venafro, Edizioni eva, 2005), su Dal pensiero ai segni. Idee e versi alle soglie del terzo millennio. Con dieci poeti moldavi contemporanei (Foggia, Bastogi, 1999), sento in maniera davvero commossa il tragico evento della scomparsa del poeta nazionale che ha saputo dare in vita l’esempio del buon cittadino moldavo, del poeta dell’Unità, della pace, della lingua romena, dello studioso e del ricercatore del bene per il bene. Non serve qui ricordarlo per ogni cosa da lui fatta. Altri meglio di me possono assolvere a questo compito, ma è opportuno ricordarlo come cantore del sentimento universale degli uomini, della vera poesia che fa eterno ogni uomo, della bellezza che è nell’arte e nella letteratura per bambini (oggetto tanto caro ai poeti moldavi in genere: non ne conosco che non abbiano scritto almeno un’opera o una poesia per l’infanzia) che fa la felicità sopra ogni bruttura della vita.
Ed è il caso di ricordarlo come cantore di Eminescu, poeta della Patria, poeta del cuore, poeta dei tigli, poeta della malinconia, dell’espresso e dell’inespresso. Ecco dunque la poesia di Vieru dedicata ad Eminescu, una delle poesie che sono state tradotte a cura di Mariana Caftanat e mia per le pubblicazioni più sopra richiamate (chiedo venia per eventuali errori di battitura essendo questo testo stato trascritto di getto e velocemente in occasione di questo fatto luttuoso!):
 
Legământ
di Grigore Vieru
                                Lui Mihai Eminescu
 
Ştiu: cândva la miez de noapte,
Ori la răsărit de Soare,
Stinge-mi-s-or ochii mie
Tot deasupra cărţii Sale.
 
Am s-ajung atunce, poate,
La mijlocul ei aproape.
Ci să nu închideţi cartea
Ca pe recele-mi pleoape.
 
Ş-o lăsaţi aşa deschisă,
Ca băiatul meu ori fata
Să citească mai departe
Ce n-a dovedit nici tata.
 
Iar de n-au s-auza dânşii
Al străvechei slove bucium,
Aşezaţi-mi-o ca pernă
Cu toţi codrii ei în zbucium.
 
Giuramento (Testamento)
                                A Mihai Eminescu
 
Lo so: prima o poi a mezzanotte
O all’alzarsi del Sole,
I miei occhi si chiuderanno
Ancora sopra i libri Suoi.
 
Allora, perverrò, magari,
Vicino quasi al suo centro.
Ma non chiudete il libro
Come le mie palpebre ghiacciate.
 
Lo lascerete così, aperto,
Al fine che mio figlio e mia figlia
Leggeranno oltre ciò
Che loro padre neanche è riuscito.
 
E se loro non coglieranno
La voce atavica della bùccina,
Componetelo per me come cuscino
Con tutti i boschi nella reboante bufera
                                                                Grigore Vieru
 
Il poeta, poesia dedicata a Grigore Vieru da Nicolae Dabija è stata, invece, tradotta da me dal francese con una comparazione romena fatta a quattro mani con Mariana Caftanat (per la bibliografia si rimanda ai testi sopra citati):
 
IL POETA
a Gr. Vieru
 
Con un migliaio d’occhi inseguo
i frutti che si spargono nell’aria;
suono
l’ora del sangue sopra il pomeriggio della pianura
io, che ho creato il mondo.
 
Nella notte mi fanno luce il foglio bianco
e un po’ la neve, fuori;
oh, come un dio, passo tra uomini
e tengo le ali ascose sotto i veli.
 
Poesia ai poeti, poeti per la poesia. Non mi resta che concludere questa breve testimonianza con i versi di un altro poeta bessarabiano, amico anch’egli, Ianoş Ţurcanu:
„Siano applauditi, signori!
 
Perché il Dio ha creato il mondo,
La donna ha creato il futuro.
Ma l’artista ha ricreato il Dio.
 
Applaudite, per favore, gli artisti!...”
 
E, ancora, con i versi di Iulian Filip:
 
„Con talento si tumulano cantanti!
Poeti si tumulano con fasto.
Più difficile è sentirli nel tempo della vita.
Del resto…
                Siamo cristiani
                                Ed è proprio….
                                                      Bello”
Roma, 22 gennaio 2009